“Un idraulico di Brooklyn di nome Mario viene catapultato nel Regno dei Funghi, dove incontrerà la principessa Peach e il fungo antropomorfo Toad: dovrà riuscire a trovare suo fratello Luigi, finito intrappolato nelle grinfie di Bowser, un mostro sputafuoco.”
Con più di un miliardo di dollari incassati, a fronte di un budget di “soli” 100 milioni di dollari, “Super Mario Bros. – Il Film” ha già battuto diversi record relativi al botteghino: è il più alto incasso dell’anno solare 2023, quello più elevato per un film tratto da un videogioco e ultimo, ma non meno importante, è il film d’animazione ad aver guadagnato di più nel primo weekend di proiezione nelle sale. Può benissimo puntare anche a divenire l’opera animata col più alto incasso di sempre (attualmente è al sesto posto) se i numeri continueranno ad essergli così favorevoli.
Un grandissimo successo commerciale sia per la Illumination, casa di produzione specializzata nelle opere animate, già autrice di campioni di incassi come la saga di “Cattivissimo Me” e soprattutto del suo spin-off “I Minions“, che per la Nintendo, la più famosa multinazionale di videogiochi al mondo, sempre però stata storicamente restia nella concessione dei diritti per la realizzazione di trasposizioni filmiche tratte dai suoi lavori proprio, ironia della sorte, a causa del totale fallimento critico e commerciale del live action del 1993 “Super Mario Bros.”, divenuto col tempo un cult del cinema trash (seppur molto meno brutto di quello che si possa pensare…).
Stavolta però i tempi sono cambiati, e dopo ben 30 anni esatti di attesa, è uscito, per la gioia degli appassionati, questo “Super Mario Bros. – Il Film“, diretto dalla coppia di registi Aaron Horvart e Michael Jelenic, già creatori della serie animata “Teen Titans Go!“, ma all’esordio assoluto nel mondo del cinema d’animazione. Per quanto riguarda il cast, sono stati scelti rispettivamente Chris Pratt e Charlie Day per doppiare Mario e Luigi, Anya Taylor-Joy per la principessa Peach, Jack Black per Bowser e Seth Rogan per Donkey Kong.
La trama è ovviamente la più semplice possibile: Mario e Luigi sono due fratelli italo-americani di Brooklyn che posseggono la loro compagnia idraulica, la “Super Mario Brothers“, che però non riesce a sfondare a livello pubblicitario, e i due si trovano presi costantemente in giro sia da colleghi di lavoro che dalla loro stessa famiglia. Un giorno però i Mario Bros. finiscono per puro caso (mentre si trovano sotto le fogne cittadine) in un altro mondo, il “Regno dei Funghi”, trovandosi però in due zone separate. Mario fa la conoscenza del fungo antropomorfo Toad e della principessa Peach, regina del regno, mentre Luigi capita sfortunatamente tra le grinfie del malvagio mostro Bowser, che vuole impossessarsi di tutto il regno e sposare la principessa, anche contro la sua volontà…
L’obiettivo di questo film è doppio: da un lato essere pienamente apprezzato dai fan della saga (vecchi e giovani che siano), puntando sul più classico e risaputo (e abusato) degli effetti nostalgia, omaggiando tutte le principali caratteristiche del videogioco e la sua struttura a platform: ci sono infatti i percorsi a ostacoli da superare saltellando, i potenziamenti da afferrare, gli oggetti da tirare ai nemici durante le corse ecc…mentre dall’altra è innegabile il suo voler puntare a tutti i costi su un target prima di tutto infantile, che è per altro il pubblico tipico della Illumination (sono pur sempre i creatori dei Minions…), mantenendo dunque coerente la sua impostazione produttiva.
Ovviamente non c’è assolutamente nulla di sbagliato nella realizzazione di prodotti unicamente pensati per queste due categorie di pubblico (il fan e il bambino appunto, che spesso possono anche coincidere…), soprattutto se si guarda principalmente (se non unicamente) al fattore monetario (e gli incassi guadagnati gli stanno più che dando ragione): il problema si pone però quando si va ad analizzare la qualità narrativa di tale opera, senza nulla togliere a quella visiva, dato che tecnicamente il film è anche ben realizzato, seppur non presenti alcuna scelta stilistica degna realmente di nota (ma non è sempre e per forza un difetto sia chiaro).
Pretendere una profondità narrativa da un’opera tratta dalla saga di “Super Mario” può forse essere percepito come un qualcosa di esagerato, ma la problematica vera di un film come questo è che non presenta minimamente neppure gli approfondimenti psicologici più elementari: il background culturale dei due fratelli Mario (la famiglia italiana) è ridotto all’osso, il flashback della principessa Peach (arrivata come loro molti anni fa nel regni dei funghi) dura un minuto scarso, mentre tutti gli altri personaggi, principali e non, da Donkey Kong a Bowser, non sono minimamente sviscerati, ma vengono presentati in scena così come sono e fatti andare avanti sino alla fine senza aggiungere nulla alla loro caratterizzazione, (momenti di riflessione, flashback, analisi delle motivazioni…completamente assenti) se non ovviamente i loro tratti base, già noti ai fan della serie.
E poi tutti gli eventi (pochi comunque) scorrono davanti allo schermo troppo velocemente, come se fossero tagliati con l’accetta, senza soffermarsi più di un tot di tempo su una singola vicenda, quasi come in un videogioco (quantomeno quelli della serie in questione). Il cinema e il videogioco sono però due arti nettamente distinte e troppe volte questo “Super Mario Bros.” pare proprio dare l’effetto (voluto) di un gioco che però non si può giocare, come se si seguisse un gameplay di 90 minuti su Youtube o Twitch: esperienza che può benissimo divertire sul momento ma che finisce lì, e ci si dimentica il giorno successivo senza ricordi particolari.
E’ figlio di questi tempi (veloci, precari e consumisti) un film come questo. Chi si accontenta può comunque godere? Sicuramente, a patto però di conoscere a memoria la serie o di avere un bambino/a da accompagnare al cinema, che non vede l’ora di intrattenersi per un’ora e mezza senza pensare troppo.